Analisi e valutazione del rischio Rumore
L’esposizione prolungata nel tempo a livelli significativi di rumore in ambiente di lavoro può provocare effetti negativi sulla salute, tra i quali il più conosciuto è la diminuzione permanente della capacità uditiva o ipoacusia da rumore, che rappresenta ancora oggi una delle malattie professionali più diffuse.
In termini più scientifici, la patologia tipica dell’esposizione al rumore è l’ipoacusia neurosensoriale bilaterale simmetrica; essa è caratterizzata da un tracciato audiometrico particolare, che consente di distinguerla da altre patologie dell’orecchio.
La genesi multifattoriale complica il riconoscimento dell’origine lavorativa di questa patologia (determinazione del nesso eziologico), costringendo a tener conto, oltre che della possibile concomitanza di esposizioni extralavorative al rumore, di altri eventuali fattori extralavorativi atti a concorrere alla sua insorgenza.
Il rumore si può definire come un fenomeno acustico sgradito; esso consiste nella propagazione di perturbazioni di pressione nell’aria (pressione sonora è la differenza tra la pressione istantanea e la pressione statica) sotto forma di onde elastiche, con trasporto di energia (in generale il fenomeno può riguardare qualsiasi mezzo elastico, ma la propagazione nell’aria è la condizione che normalmente riguarda l’esposizione lavorativa). Nell’aria, la velocità di propagazione è di circa 343 m/s (alla temperatura di 20 C°). Le onde sonore sinusoidali rappresentano il caso più semplice e sono caratterizzate dai seguenti parametri:
periodo T (s): durata di un’oscillazione completa;
frequenza f (Hz): numero di oscillazioni nell’unità di tempo (f = 1/T);
ampiezza A (Pa): valore massimo dell’oscillazione di pressione sonora;
lunghezza d’onda λ (m): distanza percorsa dall’onda sonora in un periodo T;
L’orecchio umano svolge la funzione di captare e trasdurre le onde sonore in impulsi nervosi inviati al cervello, attivando così la percezione uditiva, che si estende su un intervallo di frequenze approssimativamente compreso tra 20 e 20.000 Hz.
Il nostro udito è in grado di percepire pressioni sonore da 20 μPascal (20*10-6 Pascal), che corrisponde alla soglia di udibilità a 1000 Hz, fino a circa 60 Pascal, pressione che già induce sensazioni di panico, oltre la quale si possono avere danni uditivi immediati. Per evitare la difficoltà di utilizzare un intervallo così ampio di valori, si adotta una scala logaritmica (scala dei livelli di pressione sonora) la cui unità di misura è il decibel (dB); in tal modo il precedente intervallo si “restringe” tra 0 dB e 130 dB.La valutazione del rischio rumore è composta da più fasi:
Censimento di tutte le sorgenti potenzialmente in grado di emettere un livello sonoro >80dB(A)
Rilievo fonometrico di tutte le sorgenti individuate;
Individuazione dei tempi di esposizione di ogni lavoratore ad ogni sorgente;
Elaborazione mediante appositi software di calcolo dei dati raccolti sul campo;
Valutazione di tutti gli scenari espositivi individuati;
Individuazione delle misure di miglioramento da attuare
L’art. 181 comma 2 del D.lgs. 81/2008 stabilisce che “la valutazione dei rischi derivanti da esposizioni ad agenti fisici è programmata ed effettuata, con cadenza almeno quadriennale, da personale qualificato nell’ambito del servizio di prevenzione e protezione in possesso di specifiche conoscenze in materia”
I tecnici qualificati SEO GB & Partners, dopo aver effettuato il rilievo fonometrico ed analizzati i risultati, affiancheranno il datore di lavoro nel redigere la valutazione del rischio specifico.